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OPERE 1994
L'argomento dominante di quest'opera è sicuramente la religione e i risvolti negativi che essa ha avuto negli anni delle epoche storiche passate e presenti. Il contesto medioevale e i tanti conflitti, che hanno causato il susseguirsi di numerose guerre sante animate ipocritamente da un senso di pace e umanità, vengono qui rappresentati attraverso vincitori e vinti che fanno da sfondo alla presenza anomala di una raffigurazione femminile. La donna a cavallo simboleggia infatti un elemento d'istigazione, che pur essendo rimasto a lungo dietro le quinte, è stato in realtà la causa scatenante di tante battaglie. L'opera si sviluppa come una sorta di racconto e quindi la chiave di lettura non è una descrizione di un evento realmente accaduto, ma bensì una provocazione.
La spiritualità, l'amore e la religione sono sicuramente argomenti spesso trattati in ogni angolo
del mondo.
La ricerca spirituale dell'autore é sicuramente parte del suo io interiore, dove non mancano i
conflitti con la costante domanda sul "credere o non credere?".
Qui, più che in altre opere, l'ispirazione al periodo rinascimentale di L.Da Vinci emerge sia nella
descrizione di alcuni dettagli che nella colorazione, come se fosse scritto su uno dei fogli,
logorati dal tempo, degli appunti del grande maestro .
Gli elementi presenti nell'opera passano attraverso l'oggettività descrittiva di un muscolo con
sembianze simili ad un cuore, corpi e volti iconograficamente riconosciuti dall'aspetto simbolico
spirituale. L'effetto materico sottolinea la crudezza di sangue e ferite, come a voler richiamare lo
scetticismo di S.Tommaso, del quale se ne ricorda la volontà di credere solo se avesse avuto la
possibilità di toccare con mano. Tutti gli elementi sono come sospesi, così come una domanda
che non avrà mai una risposta certa.
E' il chiaro conflitto che c'è tra religione e profano.
L'opera in questione è sicuramente una tra quelle che più richiama, al suo interno, tutti i tratti
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
Primo della serie composta da 9 quadri, tutti realizzati nell'anno 1994, questo è il lavoro che più
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
I temi trattati dall'autore sono molteplici e sempre pieni di provocazioni visive, che fanno fuori
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
Quest'opera nasce successivamente ad uno dei suoi viaggi in Francia, dove spesso trascorreva
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
L'opera si sviluppa tra gli eccessi della percezione paranoico-critico di S.Dali' e il celebro scritto di
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
La realizzazione di scene apocalittiche non è rara nelle opere di quest'artista. Il suo interesse nei
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
Quest'opera è forse una delle più complesse ed emblematiche che l'artista ha realizzato. Essa
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
L'argomento dominante di quest'opera è sicuramente la religione e i risvolti negativi che essa ha avuto negli anni delle epoche storiche passate e presenti. Il contesto medioevale e i tanti conflitti, che hanno causato il susseguirsi di numerose guerre sante animate ipocritamente da un senso di pace e umanità, vengono qui rappresentati attraverso vincitori e vinti che fanno da sfondo alla presenza anomala di una raffigurazione femminile. La donna a cavallo simboleggia infatti un elemento d'istigazione, che pur essendo rimasto a lungo dietro le quinte, è stato in realtà la causa scatenante di tante battaglie. L'opera si sviluppa come una sorta di racconto e quindi la chiave di lettura non è una descrizione di un evento realmente accaduto, ma bensì una provocazione.
La spiritualità, l'amore e la religione sono sicuramente argomenti spesso trattati in ogni angolo
del mondo.
La ricerca spirituale dell'autore é sicuramente parte del suo io interiore, dove non mancano i
conflitti con la costante domanda sul "credere o non credere?".
Qui, più che in altre opere, l'ispirazione al periodo rinascimentale di L.Da Vinci emerge sia nella
descrizione di alcuni dettagli che nella colorazione, come se fosse scritto su uno dei fogli,
logorati dal tempo, degli appunti del grande maestro .
Gli elementi presenti nell'opera passano attraverso l'oggettività descrittiva di un muscolo con
sembianze simili ad un cuore, corpi e volti iconograficamente riconosciuti dall'aspetto simbolico
spirituale. L'effetto materico sottolinea la crudezza di sangue e ferite, come a voler richiamare lo
scetticismo di S.Tommaso, del quale se ne ricorda la volontà di credere solo se avesse avuto la
possibilità di toccare con mano. Tutti gli elementi sono come sospesi, così come una domanda
che non avrà mai una risposta certa.
E' il chiaro conflitto che c'è tra religione e profano.
L'opera in questione è sicuramente una tra quelle che più richiama, al suo interno, tutti i tratti
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
Primo della serie composta da 9 quadri, tutti realizzati nell'anno 1994, questo è il lavoro che più
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
I temi trattati dall'autore sono molteplici e sempre pieni di provocazioni visive, che fanno fuori
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
Quest'opera nasce successivamente ad uno dei suoi viaggi in Francia, dove spesso trascorreva
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
L'opera si sviluppa tra gli eccessi della percezione paranoico-critico di S.Dali' e il celebro scritto di
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
La realizzazione di scene apocalittiche non è rara nelle opere di quest'artista. Il suo interesse nei
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
Quest'opera è forse una delle più complesse ed emblematiche che l'artista ha realizzato. Essa
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
L'argomento dominante di quest'opera è sicuramente la religione e i risvolti negativi che essa ha avuto negli anni delle epoche storiche passate e presenti. Il contesto medioevale e i tanti conflitti, che hanno causato il susseguirsi di numerose guerre sante animate ipocritamente da un senso di pace e umanità, vengono qui rappresentati attraverso vincitori e vinti che fanno da sfondo alla presenza anomala di una raffigurazione femminile. La donna a cavallo simboleggia infatti un elemento d'istigazione, che pur essendo rimasto a lungo dietro le quinte, è stato in realtà la causa scatenante di tante battaglie. L'opera si sviluppa come una sorta di racconto e quindi la chiave di lettura non è una descrizione di un evento realmente accaduto, ma bensì una provocazione.
La spiritualità, l'amore e la religione sono sicuramente argomenti spesso trattati in ogni angolo
del mondo.
La ricerca spirituale dell'autore é sicuramente parte del suo io interiore, dove non mancano i
conflitti con la costante domanda sul "credere o non credere?".
Qui, più che in altre opere, l'ispirazione al periodo rinascimentale di L.Da Vinci emerge sia nella
descrizione di alcuni dettagli che nella colorazione, come se fosse scritto su uno dei fogli,
logorati dal tempo, degli appunti del grande maestro .
Gli elementi presenti nell'opera passano attraverso l'oggettività descrittiva di un muscolo con
sembianze simili ad un cuore, corpi e volti iconograficamente riconosciuti dall'aspetto simbolico
spirituale. L'effetto materico sottolinea la crudezza di sangue e ferite, come a voler richiamare lo
scetticismo di S.Tommaso, del quale se ne ricorda la volontà di credere solo se avesse avuto la
possibilità di toccare con mano. Tutti gli elementi sono come sospesi, così come una domanda
che non avrà mai una risposta certa.
E' il chiaro conflitto che c'è tra religione e profano.
L'opera in questione è sicuramente una tra quelle che più richiama, al suo interno, tutti i tratti
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
Primo della serie composta da 9 quadri, tutti realizzati nell'anno 1994, questo è il lavoro che più
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
I temi trattati dall'autore sono molteplici e sempre pieni di provocazioni visive, che fanno fuori
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
Quest'opera nasce successivamente ad uno dei suoi viaggi in Francia, dove spesso trascorreva
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
L'opera si sviluppa tra gli eccessi della percezione paranoico-critico di S.Dali' e il celebro scritto di
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
La realizzazione di scene apocalittiche non è rara nelle opere di quest'artista. Il suo interesse nei
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
Quest'opera è forse una delle più complesse ed emblematiche che l'artista ha realizzato. Essa
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
L'argomento dominante di quest'opera è sicuramente la religione e i risvolti negativi che essa ha avuto negli anni delle epoche storiche passate e presenti. Il contesto medioevale e i tanti conflitti, che hanno causato il susseguirsi di numerose guerre sante animate ipocritamente da un senso di pace e umanità, vengono qui rappresentati attraverso vincitori e vinti che fanno da sfondo alla presenza anomala di una raffigurazione femminile. La donna a cavallo simboleggia infatti un elemento d'istigazione, che pur essendo rimasto a lungo dietro le quinte, è stato in realtà la causa scatenante di tante battaglie. L'opera si sviluppa come una sorta di racconto e quindi la chiave di lettura non è una descrizione di un evento realmente accaduto, ma bensì una provocazione.
La spiritualità, l'amore e la religione sono sicuramente argomenti spesso trattati in ogni angolo
del mondo.
La ricerca spirituale dell'autore é sicuramente parte del suo io interiore, dove non mancano i
conflitti con la costante domanda sul "credere o non credere?".
Qui, più che in altre opere, l'ispirazione al periodo rinascimentale di L.Da Vinci emerge sia nella
descrizione di alcuni dettagli che nella colorazione, come se fosse scritto su uno dei fogli,
logorati dal tempo, degli appunti del grande maestro .
Gli elementi presenti nell'opera passano attraverso l'oggettività descrittiva di un muscolo con
sembianze simili ad un cuore, corpi e volti iconograficamente riconosciuti dall'aspetto simbolico
spirituale. L'effetto materico sottolinea la crudezza di sangue e ferite, come a voler richiamare lo
scetticismo di S.Tommaso, del quale se ne ricorda la volontà di credere solo se avesse avuto la
possibilità di toccare con mano. Tutti gli elementi sono come sospesi, così come una domanda
che non avrà mai una risposta certa.
E' il chiaro conflitto che c'è tra religione e profano.
L'opera in questione è sicuramente una tra quelle che più richiama, al suo interno, tutti i tratti
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
teorici e filosofici della concezione sull'arte paranoico-critico elaborata da Dali'.
La ragione che motiva la decisione del suo titolo, ossia "L'Ape", è legata per lo più ad una scelta
onomatopeica, che alla sua rappresentazione figurativa, in quanto esso vuole riportare il
ricordo immediato del ronzio profondo che l'insetto provoca con lo scuotere delle sue piccole
ali.
A fare da protagonista è l'idea distorta di qualcosa che nella realtà è vista come piccola e
minacciosa e che nell'opera viene invece proposta come smisurata e intrappolata. C'è alla base
un significato simbolico che rappresenta la paura verso ciò che è poco visibile e che qui viene
ingigantito.
Si fa riferimento alla realtà della propria città con tutta la fatiscenza delle strutture, la
delinquenza e la microcriminalità che è sempre dietro l'angolo e che si fa fatica a contrastare.
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'incudine si trovano le insistenze dello stato che è
sempre più esigente e che invece di combattere affiancandosi ai propri cittadini, finisce spesso
con il diventare un complice nella condanna degli innocenti. La sensazione soffocante e la
pressione psicologica nel dover affrontare la quotidianità, rappresenta una condizione nella
quale ci si sente piccoli e incapaci di reagire e nonostante la volontà di crescere per provare a
ribellarsi, lo sforzo risulta inefficace e ci fa sentire imprigionati.
L'Ape in questione è quindi l'emblema dell'uomo intrappolato nelle sue stesse ali, ma sempre
pronto a pungere.
Primo della serie composta da 9 quadri, tutti realizzati nell'anno 1994, questo è il lavoro che più
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
descrive l'autore sotto numerosi punti di vista e si può dunque comprendere la scelta compiuta
nell'intitolarlo "L'Artista".
Quest'opera, che si propone come un autorittratto, è in realtà qualcosa di totalmente atipico ed
anticonformista da quanto normalmente ci si aspetta da questo tipo di raffigurazione. In essa,
infatti, l'autore non viene ritratto nei suoi aspetti puramente fisici ed esteriori, ma bensì viene
focalizzata l'attenzione sul suo lato interiore, come un'analisi dell'anima che fa emergere la ricca
presenza di sentimenti profondi, angosce e disillusioni, quasi come se l'artista fosse sottoposto
ad una sorta di radiografia della propria essenza.
Dipinto all'età di 25 anni, esso venne realizzato in un momento in cui le promesse di tante
ambizioni giovanili si stavano via via infrangendo e le delusioni più amare iniziavano ad intaccare
quelle che erano le aspettative verso il futuro.
La realtà Napoletana era un luogo sempre più soffocante e intriso di ogni genere di assurdità
civico-culturale, nella quale tutto risultava fatiscente e poco tollerabile per un'esistenza serena.
A causa della presenza di strutture non idonee ed una formazione poco professionale, la
passione che l'artista nutriva nei confronti dell'atletica leggera, per la quale era riuscito a
collezionare anche numerosi risultati, era ormai diventato solo un sogno svanito. Inoltre il
mondo artistico si era rivelato essere meno etereo di quello che l'autore aveva sempre creduto.
Proporsi come artista richiedeva denaro, che non possedeva, e numerosi compromessi di cui
non sarebbe andato fiero. Quell'ambiente si era quindi manifestato in modo del tutto diverso
dalle aspettative che egli possedeva e aveva dato vita a sentimenti di ripugnanza verso ciò che lo
circondava.
Nasce da qui l'esigenza di rifugiarsi in un posto isolato, in cui la tranquillità sembra regnare. E'
proprio in un sottoscala della palazzina di una sua amica, illuminato da una singola lampadina,
che prendono forma le sue opere, risultato di uno sfogo dalle frustrazioni e fonte di libertà
dell'espressione personale.
Tanti sono gli elementi presenti in questo quadro come la sessualità, i pensieri religiosi e persino
la morte. Niente in quest'opera è lasciato al caso, la scelta del monocromatico rispetto al colore
è voluto, in quanto nulla aveva motivo di essere a colori in quei tempi, l'unica soddisfazione era
riscontrarsi nelle parole che le opere degli artisti a cui faceva ispirazione, tra cui Michelangelo
Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Salvador Dali', gli offrivano nella descrizione degli eventi. Un
cielo fumoso e ventoso avvolge l'atmosfera come elemento che copre e soffia via le sue illusioni;
appeso ad un steccato il suo camice (pensando a Michelangelo nell'opera del giudizio universale
nella sistina) come oggetto abbandonato ed incurato. Sulla tela, in cima, una specie di struttura
futuristica per simboleggiare l'interesse per lo spazio e il ricordo del grande evento del 1969 con
l'arrivo sulla luna, unito alla voglia di ogni giovane di non essere più nel caos, ma in spazi
sconfinati. Infine la presenza di un braccio forte di un'atleta, ma allo stesso tempo deforme
(pensando a Dali') per lo sforzo immane compiuto nel contrastare la realtà, simbolo quasi di una
promessa fatta a se stesso di non arrendersi davanti agli avvenimenti, corrotti e logoranti, che
lo circondano.
Quest'opera è significativa perchè rappresenta la contraddizione teorica che l'artista usa come
filo conduttore nei suoi lavori, cioè il tempo. Essendo questo un autoritratto, il suo essere
soggetto all'invecchiamento, dovrebbe essere una caratteristica inevitabile a causa
dell'esistenza di un legame nei confronti del processo evolutivo del protagonista stesso. In
questo caso però, ciò non avviene, poichè anche in questa occasione egli lascia la possibilità al
fruitore di conversare con ciò che vede, donando all'interpretazione del quadro un senso
d'immortalità, in grado di distaccarsi dal periodo in cui l'opera stessa viene osservata.
I temi trattati dall'autore sono molteplici e sempre pieni di provocazioni visive, che fanno fuori
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
emergere inaspettatamente diversi elementi.
In quest'opera l'autore crea linee indicative verso il tema qui trattato, ossia quello di un
naufragio durante una tempesta. Pezzi d'imbarcazione, fogli del diario di bordo e altri elementi,
descrivono la tragicità dell'evento stesso nel quale il capitano, eroe di questa avventura e ultimo
ad abbandonare la nave, è drammatico così come ciò che è rimasto del suo vascello. L'obiettivo
è quello di voler ricordare il senso del sacrificio che nei tempi attuali sembra essere ormai
scomparso nei confronti delle vicessitudini che tutti si trovano ad affrontare nel corso della
propria vita.
Quest'opera nasce successivamente ad uno dei suoi viaggi in Francia, dove spesso trascorreva
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
dai nonni le vacanze estive in una piccola cittadina, prevalentemente a stampo contadino, dal
nome "Passy" nella Burgogne. Proprio nei pressi di essa, si trova un paesino chiamato
"Villeneuve-sur-Yonne" , ai fianchi del fiume Yonne, nel quale si erige una chiesa, dalle discrete
dimensioni, di gusto gotico.
Pur se notevolmente modificata nel corso dei suoi anni, essa è intrinseca di atmosfere, fontane e
abitazioni che conservano intatta la freschezza tipica della storia di quei tempi. Osservando
dall'esterno le fattezze di questo monumento, si vedono le famose "Gargouilles" che fanno da
decoro ad una grondaia, dalla forma strana, nella parte attraverso la quale l'acqua cade lontano
dalle pareti. Si racconta che queste rappresentazioni venissero realizzate in forma del tutto
satirica per la raffigurazione dei nemici.
In questo lavoro lo scopo dell'artista è quello di aprire una conversazione con lo spettatore,
sottoponendogli all'attenzione una sorta di narrazione, nella quale troviamo l'inserimento di
mescolanze di tempi storici e atmosfere prive di una realtà oggettiva e cronologica. Si tratta
dunque di un vero e proprio racconto nel quale la presenza di personaggi (più o meno inventati)
viene lasciata solo come sottofondo, permettendo in questo modo di compiere una
sottolineatura evidente verso la rappresentazione di un dettaglio che fa da protagonista in tutta
la scena e cioè "Les Gargouilles".
L'anima pittorica dell'autore e la filosofia che funge da filo conduttore di tutte le sue opere, la si
può trovare, all'interno di questo dipinto, proprio nel punto in cui l'artista si accinge nella firma
del suo lavoro. E' infatti lì che è possibile cogliere, quasi come un suggerimento, la presenza di
pagine bianche, lasciate volutamente non scritte, proprio per dare spazio allo spettatore di far
viaggiare la sua psicologia paranoica e dar autonomamente vita alla personale estrapolazione
delle immagini che compongono l'intero dipinto. E' così che il racconto si trasforma in
un'esposizione di una storia senza tempo e che non impone limiti all'interpretazione.
L'opera si sviluppa tra gli eccessi della percezione paranoico-critico di S.Dali' e il celebro scritto di
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
La rappresentazione onirica delle figure e l'atmosfera, quasi immediata, che se ne percepisce è
propria dell'inferno. L'uccello è simbolicamente una sorta di arpia che viene, in questo caso,
raffigurato in un punto quasi nascosto dell'opera con sembianze simili ad un picchio. Esso
delinea quindi il riferimento verso il Secondo girone - Suicidi e scialacquatori, in cui nonostante
la diversità nella raffigurazione di alcuni elementi, ne si trae in modo invariato la concezione di
vendetta e punizione nei confronti del tema del suicidio e dei violenti contro se stessi.
Quest'opera non vuole essere il racconto di un solo girone, ma bensì sembrerebbe quasi
rappresentare una sintesi di una qualsiasi scena tratta dalle pagine dall'inferno.
L'intenzione dell'artista si basa, in realtà, sul voler raccontare uno stato d'animo che riflette
specifici momenti di depressione che, egli stesso, ha dovuto affrontare in alcune circostanze
della sue esistenza. Egli non rifiuta di confessare che questi eventi sono stati per lui
fondamentali, in quanto hanno rappresenato un elemento di forza ed ispirazione nella creazione
dei suoi lavori.
La realizzazione di scene apocalittiche non è rara nelle opere di quest'artista. Il suo interesse nei
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
confronti di materie esoteriche ha fatto accrescere il fascino nei riguardi di numerose e
discutibili stranezze che hanno accompagnato la vita dell'autore. Se siano pure coincidenze o
capacità quasi premonitive, non ha rilevante importanza se non per la realizzazione della
seguente opera, che è avvenuta poco prima della catastrofica alluvione datata 5 novembre 1994
nelle zone del Piemonte.
L'immagine della forza violenta della natura che travolge ogni cosa e l'effetto di sconvolgente
quiete nell'istante subito dopo la feroce usurpazione, è il punto focale di questo quadro.
Descritto quasi con note poetiche appartenenti al grande filosofo e scrittore Charles Pierre
Baudelaire, questo lavoro rappresenta la natura come madre della malignità e al contempo
creatice di vita e bellezza. Una contraddizione drammatica che fa emergere la tragicità
dell'evento visto quasi come un riscatto dell'equilibrio originario e una sorta di annullamento del
paesaggio per una sua nuova esistenza.
Quest'opera è forse una delle più complesse ed emblematiche che l'artista ha realizzato. Essa
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
trae ispirazione dalla poetica e dalla concezione della vita secondo Charles Pierre Baudelaire.
Il quadro trova la sua ambientazione alle foci di un fiume, carcasse ed oggetti bizzarri riempiono
la scena e tutto è avvolto da un apparente movimento di elementi appartenenti alla natura.
Entità vegetali sembrano animarsi, quasi come se ci fosse una battaglia tra il mondo naturale e
la fisicità di animali ed esseri umani che hanno perso la vita e sono rimasti inermi davanti alla
ferocità di questa pianta divoratrice. Esso rappresenta una forma di paradosso dove il vegetale
vince sull'animale, creando una specie di inversione della gerarchia alimentare nella quale la
natura si ribbella e smette di soccombere ai soprusi dell'essere umano.
La convinzione secondo la quale la mente non ha bisogno di prestare attenzione per
memorizzare le cose, in quanto essa è in grado di registrare automaticamente ed
ininterrottamente tutto ciò che la circonda, ha fatto sì che l'artista idealizzasse in lui la
concezione secondo la quale, nonostante si è incosapevoli di ciò, ognuno possiede, in realtà,
sapienze su tutto. Cosciente di questo, egli si descrive in un aforisma da lui stesso realizzato:
"l'ignoranza mi permette di essere meno ignorante".
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